Giovedi' 7 ottobre 2004, l'FBI, su ordine federale,
ha richiesto a Rackspace (un provider statunitense) di consegnare loro
l'hardware dei due server (ahimsa1 e ahimsa2) che ospitano indymedia italia, decine di altri nodi
del network e molti progetti no-profit internazionali.
I due server si trovavano nella loro filiale londinese e Rackspace li
ha consegnati immediatamente senza prima avvisare gli amministratori delle macchine e senza rendere
note le basi legali di questa consegna in territorio britannico.
E' un atto intimidatorio.
Un atto teso ad inviare un chiaro segnale a indymedia e a tutti coloro i quali
immaginano una realta' altra impedendoci tra l'altro di ripristinare rapidamente
i siti.
Come i mercati finanziari, oggi sono globalizzati anche il controllo,
la repressione della liberta' di informazione, la guerra preventiva senza
frontiere. Anche l'ultimo frammento di liberta' che rimane piu' intimamente
legato a ognuno di noi: la possibilita' di esprimere le proprie opinioni e
conoscere quelle altrui non e' piu' possibile ne' nel proprio paese, ne' a livello
internazionale.
Gli accordi multilaterali per estendere la legislazione di emergenza a ogni aspetto
della vita e del globo trovano in questo episodio una loro drammatica conferma, a dispetto di ogni
definizione di diritti civili, delle stesse legislazioni nazionali e delle liberta' universali.
Indymedia non conosce ancora i motivi della sottrazione dei propri dati e
questo non e' un caso, perche' non e' necessaria alcuna giustificazione pubblica per
negare la liberta' di informazione e di espressione.
L'"episodio Indymedia" e' solo l'ultimo in ordine di tempo di una escalation
preoccupante di repressione che non riguarda soltanto il fantomatico mondo del
digitale e della comunicazione, ma anche la contestazione di reati gravi come il 270 bis,
ter e quater [sic!] (associazione sovversiva, che prevede pene decennali) solo
per aver distribuito volantini in solidarieta' ad una persona arrestata,
rispolverando il quantomai attuale reato di propaganda sovversiva cosi'
amato dai regimi.
Ne sono altri fulgidi esempi la censura di Anarcotico.net, la causa di Trenitalia contro Autistici/Inventati
per nascondere il fatto di aver trasportato armi per la guerra in Iraq,
il sequestro di materiali in innumerevoli perquisizioni, la chiusura di siti,
fino ad arrivare alla guerra contro lo scambio di saperi del decreto Urbani
e della RIAA (come se condividere un file fosse grave, mentre non lo e' torturare
un uomo nelle prigioni turche).
Pensiamo che questo attacco generalizzato alle liberta' di ogni
individuo necessiti di una risposta vasta, sia sul piano delle forme che delle
pratiche, e distribuita sui territori.
Se per noi fare informazione equivale a dare ad ognuno la possibilita' di
pubblicare il proprio punto di vista e le proprie esperienze sul sito di
indymedia italia, allora difendere la liberta' di espressione significa agire,
ognuno con modi, tempi e immaginazione propri, contro questo e tutti gli altri
atti che la violentano quotidianamente cercando di rinchiuderla nei confini
della logica di emergenza e unita' internazionale.
Invitiamo tutti e tutte a esercitare pressione e attivarsi sia nella rete che
nei territori.
Oggi l'informazione e' sovversione: Uno mille centinaia di migliaia di sovversivi in ogni luogo.
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